Halal e Kosher nei cosmetici: quando la conformità diventa opportunità di crescita.
Introduzione
Nel panorama sempre più globale dell’industria cosmetica, i consumatori non cercano solo prodotti efficaci e sicuri, ma anche soluzioni che rispettino i propri valori etici, religiosi e culturali. È in questo contesto che le certificazioni Halal e Kosher stanno assumendo un ruolo di crescente rilevanza, non solo nei mercati esteri, ma anche in Europa e in Italia. Si tratta di certificazioni nate in ambito alimentare, ma che oggi coinvolgono anche il settore cosmetico, dettando criteri precisi sulla selezione delle materie prime, sul processo produttivo e sulla gestione dei prodotti finiti.
La richiesta di cosmetici Halal e Kosher è in forte crescita, spinta da una maggiore consapevolezza dei consumatori e da una domanda globale in continua espansione. Offrire prodotti conformi a questi standard non è solo una scelta di inclusività e rispetto, ma rappresenta un’opportunità concreta di business per le aziende che vogliono espandersi in mercati ad alto potenziale, come quello mediorientale, asiatico e statunitense. Tuttavia, ottenere queste certificazioni richiede un’attenta valutazione della filiera produttiva, della formulazione e del packaging, oltre al rispetto di normative specifiche, in alcuni casi ancora poco conosciute dagli operatori europei.
In questo articolo troverai una guida completa su cosa significa certificare un cosmetico come Halal o Kosher, quali sono i principali requisiti normativi da considerare, chi rilascia le certificazioni e come affrontare correttamente il percorso di conformità. Se operi nel settore cosmetico o stai valutando una strategia di internazionalizzazione, comprendere questi aspetti può fare la differenza tra un progetto bloccato e un’opportunità di espansione di successo.
I cosmetici Halal e Kosher hanno obbligo di certificazione in UE o nel Regno Unito?
Partiamo da un presupposto fondamentale: le certificazioni Halal e Kosher non sono obbligatorie per la commercializzazione di cosmetici nel Regno Unito o nell’Unione Europea. I cosmetici immessi sul mercato europeo devono rispettare i requisiti stabiliti dal Regolamento (CE) n. 1223/2009, che garantisce la sicurezza del prodotto per il consumatore, ma non prevede l’obbligo di alcuna certificazione religiosa.
Tuttavia, molte aziende scelgono volontariamente di intraprendere il percorso di certificazione Halal o Kosher per intercettare segmenti di mercato ben definiti, composti da consumatori che seguono precetti religiosi legati all’Islam o all’Ebraismo. In questi contesti, la certificazione rappresenta un valore aggiunto: non solo garantisce la conformità del prodotto a determinati standard religiosi, ma trasmette anche un messaggio di attenzione, rispetto e trasparenza verso il cliente finale.
È importante sottolineare che l’assenza di certificazione non vieta la vendita di un cosmetico a un consumatore musulmano o ebreo, ma, senza un riconoscimento ufficiale, il prodotto potrebbe non essere percepito come affidabile o idoneo da parte del target interessato. Inoltre, nei paesi in cui vigono normative religiose più stringenti (ad esempio in alcune nazioni islamiche), la certificazione può diventare un requisito essenziale per accedere al mercato locale.
Di seguito analizzeremo nel dettaglio cosa prevedono le certificazioni Halal e Kosher in ambito cosmetico, quali organismi sono riconosciuti a livello internazionale e come le aziende possono muoversi per garantire la conformità dei propri prodotti.
Certificazione cosmetica Halal
Con la definizione di cosmetici Halal si intendono i cosmetici (così definiti secondo il Regolamento 1223/2009) formulati con ingredienti leciti (halal) per l’utilizzo da parte di un credente musulmano. Per cosmetici certificati Halal si intendono, in aggiunta, cosmetici formulati, prodotti, confezionati, conservati e distribuiti nel rispetto delle normative di un ente di certificazione islamico che ne garantisce lo status.
Cosmetici Halal e Haram
Al fine, infatti, di ottemperare ai requisiti del Corano e della Sunnah del profeta Maometto, è necessario che il credente musulmano osservi e segua i precetti anche per quanto riguarda l’uso dei cosmetici.
Un cosmetico consentito nel suo utilizzo, in quanto non ha inserito nella formulazione alcun ingrediente vietato dai principi islamici, viene quindi definito halal. Questo si oppone a un cosmetico Haram, cioè proibito e illegale per l’uso da parte di un credente.
Tra i principali ingredienti Haram troviamo: derivati della carne di maiale, sangue, parti del corpo umano (già vietati comunque dal Regolamento Cosmetici), animali predatori, rettili, insetti, vino, animali Haram che non vengono macellati secondo la legge islamica, organismi geneticamente modificati. La valutazione degli ingredienti Halal o Haram è capillare e tiene conto di una serie di fattori. Ad esempio, sappiamo che l’alcool è un vietato per un credente musulmano, ma bisogna considerare anche la esatta natura dello stesso: l’alcol etilico, ingrediente presente in molti cosmetici come solvente, è sì bandito mentre l‘alcol cetilico, noto emulsionante e stabilizzante, essendo una materia prima solida, non bevibile, a catena lunga e a bassa penetrazione, è considerato Halal.
Profumi e certificazione Halal: l’uso dell’alcol
L’alcol etilico (etanolo) in sé è generalmente considerato haram (cioè proibito), in quanto è la stessa sostanza presente nelle bevande alcoliche. Tuttavia, la valutazione Halal o Haram di un ingrediente nei cosmetici non si limita alla sua composizione chimica, ma considera anche il suo uso, la fonte e la possibilità di assunzione o penetrazione nell’organismo.
Per esempio:
- L’alcol etilico usato nei profumi può essere considerato accettabile da alcune autorità Halal, a patto che non sia di origine fermentativa (cioè prodotto dalla fermentazione alcolica di cereali o frutta), ma di sintesi o derivato da fonti non inebrianti.
- Altre interpretazioni, più restrittive, vietano qualsiasi uso dell’etanolo, anche nei cosmetici, sebbene non venga ingerito, sostenendo che si tratti comunque di una sostanza impura (najis).
In compenso, altri tipi di alcoli, come l’alcol cetilico o stearilico, che sono acidi grassi solidi non volatili, non sono considerati Haram, perché non sono intossicanti, non si bevono, e non hanno le stesse implicazioni rituali dell’etanolo.
Il mercato globale dei cosmetici certificati Halal
Nel mondo occidentale c’è una domanda sempre crescente di cosmetici Halal ed il trend è destinato ad aumentare nei prossimi anni. A prima vista sembrerebbe che la spinta verso questo tipo di cosmetici sia dettata principalmente da fenomeni legati ai viaggi e ai trasferimenti ma probabilmente questo è legato anche all’effettiva percezione positiva da parte dei consumatori e agli standard qualitativi dei cosmetici Halal. Un cosmetico Halal immesso sul mercato ha la garanzia del rispetto delle leggi della Shariah non solo per quanto riguarda l’assenza di ingredienti proibiti, ma anche nei processi di lavorazione, in assenza di impurità o contaminazioni incrociate durante il ciclo di lavorazione. Per questo motivo, un cosmetico Halal è percepito anche dai consumatori non islamici come un prodotto biologico, di grande valore qualitativo, spesso anche vegano e cruelty-free (sebbene si tratti di un mero requisito previsto dal Regolamento 1223/2009), che ha portato all’attenzione delle aziende del settore cosmetico nella ricerca di questo tipo di certificazione. Ad oggi, quindi, l’interesse non è solo religioso o culturale, ma coinvolge e può coinvolgere un pubblico multiculturale in crescita esponenziale.
Il logo Halal
Un ulteriore vantaggio è rappresentato dal fatto che il logo Halal è facilmente identificabile, univoco ed evoca nei consumatori un concetto di naturalità del prodotto cosmetico che non è facilmente identificabile in assenza di un logo in altri prodotti cosmetici.
La religione come impulso all’acquisto è ancora il primo fattore che è profondamente sentito dai consumatori, ma spesso viene superato dal forte senso di sicurezza e qualità trasmesso dai cosmetici Halal. In questo senso, i media stanno giocando un ruolo significativo nella diffusione dei cosmetici Halal, in quanto aumentano sia la conoscenza degli ingredienti vietati sia la consapevolezza dei consumatori sulla forte ricerca di materie prime selezionate nei cosmetici. Nel settore cosmetico c’è quindi un forte interesse da parte delle aziende produttrici ad ottenere la certificazione Halal, qualora vogliano ampliare il proprio raggio d’azione sul mercato.
Certificazione cosmetica Halal
La certificazione cosmetica halal è un accreditamento del sistema di gestione aziendale che garantisce l’affidabilità sui prodotti immessi sul mercato internazionale.
Può essere integrato con sistemi di gestione già in essere in azienda come i classici schemi UNI EN ISO 22716:2008 (relativi agli standard di buona produzione cosmetica) o UNI EN ISO 9001:2015 per la gestione della qualità. Certamente, per un’azienda che storicamente non ha mai esplorato questo settore, scegliere di produrre cosmetici Halal può rappresentare un investimento economico non indifferente. Infatti, oltre all’accurata selezione delle materie prime, è necessario investire su tutta la filiera produttiva. Il contatto con prodotti impuri è vietato a tutti i livelli del ciclo produttivo: ad esempio, i sanitizzanti ed i disinfettanti di turboemulsori, fusori, miscelatori e di tutte le attrezzature utilizzate nella produzione Halal non devono contenere alcol. Nel caso di linee di produzione promiscue, è quindi necessario disporre di metodi per verificare l’assenza di contaminazioni crociate da produzioni precedenti o da operazioni di pulizia successive a lavorazioni non Halal. Spesso la soluzione più conveniente può essere quella di dedicare una linea specifica alla produzione Halal, dove questo è possibile in termini economici. Il grande aumento della domanda di cosmetici Halal, e le prospettive future legate alle situazioni politiche internazionali, all’impatto dei social media sui consumatori e all’attenzione che i consumatori rivolgono alla selezione dei cosmetici, non possono che farci supporre che il futuro nel settore cosmetico vedrà i prodotti Halal in primo piano su scala globale.
Tuttavia, ci sono diverse aziende che offrono la possibilità di ottenere la certificazione dei loro prodotti, dopo un’ispezione documentale e fisica.
Certificazione kosher
Con la definizione di cosmetici Kosher si intendono i cosmetici (così definiti secondo il Regolamento 1223/2009) formulati con ingredienti conformi alle leggi alimentari ebraiche (Kashrut), rendendoli idonei all’uso da parte di un consumatore osservante. Per cosmetici certificati Kosher si intendono, in aggiunta, quei prodotti la cui formulazione, produzione, confezionamento, conservazione e distribuzione avvengono secondo i requisiti stabiliti da un ente rabbinico riconosciuto, che ne garantisce la conformità alle norme religiose e ne autorizza l’utilizzo del marchio Kosher.
Cosa significa Kosher
Kosher è un termine ebraico che viene utilizzato per definire gli alimenti che possono essere ingeriti.
Per estensione, anche i prodotti cosmetici che entrano in contatto con la pelle devono essere kosher.
La certificazione Kosher nasce per identificare l’alimento consentito dalle regole alimentari ebraiche; deriva da una tradizione millenaria che si basa sui libri sacri del popolo ebraico e nella tradizione rabbinica.
Attualmente, questa certificazione è sempre più richiesta anche per i prodotti cosmetici e le materie prime necessarie per produrli e anche per i consumatori che non professano la fede ebraica, ma che basano le loro decisioni di acquisto sull’etica del processo produttivo e degli ingredienti.
Gli acquirenti che sono alla ricerca di claim “free from” o “cruelty free”, “OGM-free” trovano nei prodotti certificati Kosher la garanzia che il cosmetico sia conforme a quanto dichiarato dalla dichiarazione del produttore, grazie alla rigida procedura per l’ottenimento della certificazione. Ricordiamo che i claim sono legati ai requisiti stabiliti dal Regolamento 655/2013, che puoi approfondire con l’articolo disponibile sul nostro blog.
Come ottenere la certificazione Kosher
Come abbiamo detto, Kosher si riferisce ad una serie di intricate leggi bibliche che dettagliano i tipi di cibo che un ebreo può mangiare e i modi in cui può essere preparato, questo vale anche per chi produce cosmetici o materie prime per produrli.
Il processo di certificazione, da parte dell’organizzazione religiosa, verifica che gli ingredienti, il processo di produzione e/o il servizio del cibo siano conformi agli standard del Kosherùt.
L’ente di certificazione si avvale di un Mashgichim (rappresentante supervisore dell’organizzazione Kosher) per effettuare visite periodiche e controllare il processo produttivo, al fine di verificarne la conformità.
Il risultato finale sarà la possibilità per l’azienda certificata di esporre l’Hechsher (“sigillo di approvazione”) sui propri prodotti. Qualsiasi prodotto cosmetico contenente alcol etilico non viene preso in considerazione, poiché il tipo di miscela alcolica è sconosciuto e potenzialmente taref (l’opposto di kosher, cioè non conforme). Quando acquistano un nuovo prodotto cosmetico kosher da utilizzare durante il periodo pasquale, le donne dovrebbero prestare attenzione a circa tre dozzine di ingredienti, tra cui, ad esempio, mais, grano, segale e sciroppo d’avena.
Profumi e certificazione Kosher: l’uso dell’alcol
Nella tradizione ebraica, le leggi alimentari (Kashrut) vietano il consumo di prodotti derivati da fonti non Kosher, inclusi alcuni tipi di alcol. Tuttavia, l’applicazione di queste restrizioni ai cosmetici, come i profumi, dipende da diversi fattori:
- Origine dell’alcol: L’etanolo utilizzato nei profumi può derivare da cereali fermentati (come grano o orzo), che sono considerati chametz e quindi proibiti durante la Pasqua ebraica (Pesach). Se l’alcol è di origine non chametz (ad esempio, derivato da mais o patate), può essere più accettabile.
- Denaturazione dell’alcol: L’alcol nei cosmetici è spesso denaturato, rendendolo inadatto al consumo umano. Molti autorità rabbiniche considerano che l’alcol denaturato non sia soggetto alle stesse restrizioni dell’alcol commestibile, rendendo i prodotti che lo contengono generalmente accettabili, anche durante Pesach.
- Uso esterno vs. ingestione: Poiché i profumi sono applicati esternamente e non destinati al consumo, molti rabbini permettono l’uso di tali prodotti anche se contengono alcol derivato da fonti non Kosher, soprattutto se l’alcol è denaturato e il prodotto non è commestibile.
Tuttavia, alcune autorità rabbiniche adottano un approccio più restrittivo, specialmente durante Pesach, e raccomandano di evitare prodotti che contengono alcol derivato da chametz, anche se usati esternamente.
In generale, l’uso di profumi contenenti alcol nei cosmetici certificati Kosher è accettabile, soprattutto se l’alcol è denaturato e il prodotto non è destinato al consumo. Tuttavia è consigliabile verificare l’origine dell’alcol e consultare le linee guida dell’ente certificatore Kosher.
Il mercato dei cosmetici kosher
Il mercato più grande per i prodotti Kosher è rappresentato dagli Stati Uniti d’America, dove si contano circa 35 milioni di consumatori non ebrei, mentre questi ultimi sono circa 12 milioni, ai quali vengono offerti circa 195 mila prodotti certificati.
Il mercato di questi prodotti si sta espandendo anche in Europa. Questa crescente consapevolezza dei consumatori offre interessanti opportunità per grandi e piccole imprese e rivenditori interessati a questo mercato. La crescente consapevolezza dei consumatori verso uno stile di vita “etico” e il crescente problema delle pelli cosiddette sensibili rappresentano driver di crescita per questo mercato.
In conclusione
La certificazione Halal o Kosher può trasformarsi da semplice requisito tecnico a leva strategica per l’accesso a nuovi mercati e per la costruzione di un brand etico e inclusivo.
Se ti stai chiedendo se il tuo prodotto può essere certificabile secondo questi standard, o se hai bisogno di una guida esperta per affrontare correttamente l’intero processo, non lasciare nulla al caso.
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