COSMETICI NATURALI E BIOLOGICI: COME DISTINGUERLI E COSA DICE IL REGOLAMENTO EUROPEO?
Cosmetici green: realtà o strategia di marketing?
Negli ultimi anni, il mercato della cosmesi ha visto una crescita esponenziale della domanda di prodotti naturali e biologici. Sempre più consumatori cercano cosmetici che rispettino l’ambiente, siano sicuri per la pelle e privi di ingredienti dannosi. Tuttavia, il concetto di “cosmetico naturale” non ha una definizione legislativa chiara, il che può portare a confusione e a pratiche di greenwashing.
Come possiamo riconoscere i veri cosmetici biologici certificati da quelli che sfruttano solo un’etichetta accattivante?
Per questo, è fondamentale conoscere i regolamenti, le certificazioni e gli standard esistenti per garantire scelte informate e consapevoli.
In questo articolo analizziamo le certificazioni per i cosmetici bio, il Regolamento cosmetici UE, e la normativa ISO 16128, per offrirti gli strumenti giusti per valutare i prodotti e verificarne la reale conformità alle dichiarazioni riportate in etichetta.
Greenwashing nei cosmetici: attenzione alle etichette!
Molti prodotti riportano in etichetta parole come “naturale”, “biologico”, “eco-friendly”, ma non esiste una regolamentazione chiara che definisca questi termini. Senza una normativa precisa, alcuni potrebbero far sembrare più sostenibili i loro prodotti di quanto non siano realmente. Questa pratica è conosciuta come greenwashing e può indurre in errore i consumatori.
Un esempio noto è l’uso del termine “BIO” nei nomi commerciali di prodotti che, in realtà, contengono ingredienti di derivazione petrolifera, come Paraffinum Liquidum. Fortunatamente, l’Unione Europea sta lavorando per arginare questo fenomeno attraverso la Direttiva 2024/825, che richiederà alle aziende di dimostrare la veridicità delle dichiarazioni ambientali.
Cosa dice il Regolamento cosmetici UE?
Le dichiarazioni riportate sulle etichette devono rispettare le normative europee:
- Regolamento (CE) 1223/2009: disciplina la sicurezza dei cosmetici. Leggi questo articolo per avere un prodotto conforme.
- Regolamento (UE) 655/2013: stabilisce i criteri per i “claim” sui prodotti cosmetici, garantendo che siano veritieri, comprovabili e non fuorvianti.
Se un’azienda vuole dichiarare che il proprio prodotto è “biologico” o “naturale”, deve disporre di prove solide e conformarsi ai criteri stabiliti.
Un claim dovrà rispettare i seguenti criteri: Conformità alle regole, Veridicità, Prove a supporto, Onestà, Equità, Decisioni informate.
MA SE NON ESISTE UNA DEFINIZIONE LEGALE DI CIÒ CHE È NATURALE O BIOLOGICO, COME POSSIAMO GESTIRE LA SITUAZIONE?
Senza una definizione legale univoca, le possibilità sono due:
- una certificazione con enti privati la possibilità
- seguire una linea guida standard definita dalle norme internazionali ISO. Vediamo di cosa si tratta.
CERTIFICAZIONI PRIVATE
Esistono diverse certificazioni per i cosmetici, con diversi standard e quindi diversi approcci e linee guida da seguire, tenendo presente che queste certificazioni sono sempre vincolate al rispetto delle leggi e dei regolamenti che riguardano la produzione di prodotti cosmetici (rif. Regolamento CE n. 1223/2009 e successive modifiche e integrazioni) e delle Good Manufacturing Standards (G.M.P., secondo ISO 22716:2008).
Infatti, l’intero processo produttivo deve essere sempre controllato e garantito dall’azienda che richiede il certificato e/o dal laboratorio di produzione.
I metodi di lavorazione devono essere adottati al fine di garantire l’integrità delle materie prime naturali e biologiche e del prodotto finito.
Di seguito i principali enti privati che rilasciano tali certificazioni, ciascuna con un suo disciplinare, che può essere trovato nel proprio sito istituzionale (si riporta qui di seguito qualche cenno):
- Aiab Associazione Agricoltura Biologica garantisce l’assenza di OGM, l’utilizzo di ingredienti provenienti da agricoltura biologica certificata, l’assenza di materiali non sostenibili dal punto di vista ecologico, nella composizione e nel confezionamento.
- Ccpb Consorzio per il controllo dei prodotti biologici certifica che l’intera filiera è coerente con le componenti biologiche.
- Natrue è il più importante standard internazionale sulla cosmesi biologica, certifica che tutti gli ingredienti sono di origine naturale e che la lavorazione segue metodi accurati e sostenibili, e valuta anche la percentuale di ingredienti provenienti da agricoltura biologica certificata.
- Icea, Istituto per la Certificazione Etica ed Ambientale, riconosciuto nei paesi europei, garantisce la qualità dei prodotti finiti e di tutti gli ingredienti di una formulazione, che deve essere pura e dermocompatibile. La certificazione si divide in “Naturale” ed “Eco Bio”, secondo la norma Cosmos che sta per “Cosmetic Organic Standard” ed è l’unica norma europea che disciplina le certificazioni dei prodotti cosmetici naturali e biologici secondo due standard, uno per il prodotto biologico denominato Cosmos Organic e l’altro per quello naturale identificato con Cosmos Natural. Gli standard Cosmos coprono tutti gli aspetti, dall’origine degli ingredienti, alle fasi di produzione, commercializzazione e confezionamento del prodotto finito. Per avere la certificazione Cosmos Organic almeno il 95% degli agro-ingredienti deve essere biologico e, sul totale, almeno il 20% del prodotto deve essere biologico ad eccezione dei prodotti da risciacquo, e di quelli molto acquosi o con un’alta percentuale di minerali, per i quali la percentuale di ingredienti biologici richiesta sul totale scende a 10. Se gli ingredienti biologici non raggiungono le percentuali minime richieste ma i prodotti rispettano lo standard in tutti gli altri aspetti, Cosmos Natural può essere certificato.
- L’Associazione Demeter per la tutela della qualità biodinamica in Italia che ha stabilito uno standard molto restrittivo denominato Demeter/Biodinamico.
- Ecocert, un ente nato in Francia che certifica sia i prodotti naturali che quelli biologici in cui la percentuale di ingredienti naturali deve essere almeno del 95% di cui, almeno il 95% delle materie prime vegetali, deve essere biologico. Il restante 5% è attentamente controllato e molti ingredienti sintetici o di derivazione minerale non sono ammessi.
ISO 16128: lo standard internazionale per la cosmesi naturale
La linea guida ISO 16128 ha avuto una genesi complicata nel variegato panorama della cosmesi naturale e biologica; Il documento ha l’ambizioso obiettivo di stabilire criteri e indicatori oggettivi e nasce al fine di rappresentare uno strumento utile alle aziende per approcciarsi a questo mondo.
Da anni si sente la necessità di regole chiare per i cosmetici naturali e biologici.
Le definizioni, le caratteristiche, le concentrazioni, l’etichettatura, la certificazione, gli ingredienti e così via sono esposti alla libera volontà dei produttori, dei consumatori, degli standard di certificazione e delle associazioni di settore, che stabiliscono requisiti, standard e regole diverse, ma con l’obiettivo comune di diffondere la cosmesi biologica e naturale. Il problema ha sensibilizzato l’Organizzazione Internazionale per la Standardizzazione (ISO), che, negli ultimi anni, ha sviluppato il progetto ISO 16128. Questo standard ha lo scopo di identificare, su base scientifica, le linee guida per definire le caratteristiche degli ingredienti e dei prodotti finiti commercializzati come cosmetici naturali e biologici. Lo standard è stato suddiviso in
- Definizioni (ISO 16128-1, puoi averne qui un’anteprima o acquistarlo nel sito ufficiale ISO),
- Requisiti (ISO 16128-2, cliccando qui si può trovare l’anteprima e la pagina di acquisto e cliccando qui puoi avere un’anteprima o acquistare l’emendamento di agosto 2022).
La ISO 16128-1 pone le basi per la classificazione degli ingredienti naturali e biologici, nonché le caratteristiche e i limiti di altre materie prime.
Trattandosi di una linea guida, è importante specificare che non sarebbe effettivamente possibile certificare un prodotto in conformità a questo documento, si tratta solo di una linea guida che le aziende possono seguire per determinare se un prodotto cosmetico può essere definito Naturale/Biologico o meno (secondo, appunto, questa Linea Guida).
In altre parole, essa fornisce gli elementi per calcolare alcuni indici relativi agli ingredienti cosmetici: Indice naturale, Indice di origine naturale, Indice biologico, Indice di origine biologica.
Un ingrediente con un indice naturale di 1 è definito naturale; un ingrediente con un indice naturale compreso tra 0,5 e 1 è definito come derivato naturale; Un ingrediente con un indice naturale inferiore o uguale a 0,5 non può essere considerato né naturale né derivato naturale.
Un ingrediente con un indice di origine biologica pari a 1 è definito come un ingrediente biologico, un ingrediente con un indice di origine biologica maggiore di 0 ma inferiore a 1 è definito come un ingrediente di origine biologica.
Il calcolo di NATURAL INDEX e ORGANIC INDEX
Un ingrediente naturale è definito tale se proviene da piante, animali, microrganismi o minerali con processi fisici, fermentazioni o altri processi che non comportano una modifica chimica intenzionale della materia prima. Gli ingredienti biologici, invece, sono ingredienti naturali che provengono da produzioni biologiche certificate o raccolte spontaneamente. Un ingrediente di derivazione naturale si definisce in questo modo se è un ingrediente che è per oltre il 50% di origine naturale, ottenuto attraverso processi chimici elencati nella norma. Un ingrediente di origine biologica deriva almeno in parte da ingredienti biologici, che hanno subito modifiche chimiche.
Una volta calcolato l’indice di ogni singolo ingrediente, è possibile calcolare il contenuto di origine naturale o di origine biologica di una formulazione cosmetica, utilizzando le formule indicate nella Linea Guida. La Linea Guida non pone restrizioni alla presenza di ingredienti non naturali inclusi in un cosmetico, né in termini di composizione né in termini di ottenimento di processi e/o ingredienti ammessi o non ammessi.
LE CONTROVERSIE E LE PERPLESSITÀ SULLA NORMA ISO
Sin dalla sua pubblicazione, NATRUE, la principale associazione internazionale che si occupa di standard e regolamenti sulla cosmesi biologica di cui abbiamo parlato poco sopra, ha pubblicato un articolo in cui espone i suoi dubbi sulla ISO 16128, dubbi che sono condivisi da tutti gli operatori che sono coinvolti in questo settore.
Secondo i loro dubbi, ci sono alcune limitazioni della ISO 16128:
- una generale mancanza di trasparenza nei confronti dei consumatori, perché è disponibile solo a pagamento e comunque non fornisce indicazioni precise sulle modalità di applicazione;
- consente l’utilizzo di ingredienti di origine petrolchimica (che i consumatori tendono a valutare negativamente nei prodotti finiti) e ottenuti da OGM, vietati da tutte le norme private attualmente sul mercato;
- fornisce solo una semplice certificazione sull’accuratezza dei calcoli, non fissa i parametri specifici che un prodotto deve avere per essere considerato naturale e biologico a differenza delle attuali certificazioni private come NATRUE;
- non richiede l’utilizzo di un logo, che invece è un marchio immediatamente riconoscibile qualora un prodotto sia certificato tramite ente privato.
Se da un lato la norma ISO 16128 rappresenta un piccolo, ma importante, passo avanti verso la standardizzazione internazionale del concetto di cosmetica naturale e biologica, dall’altro si pone come un passo indietro, rispetto ai risultati ottenuti dalle varie e numerose norme tecniche presenti sul mercato, che sembrano soddisfare meglio le aspettative del consumatore.
La norma ISO 16128, in altre parole, contrariamente alle intenzioni, non armonizza tutte le norme esistenti, non dà una definizione che permetta di distinguere i cosmetici naturali da quelli biologici o quelli di derivazione naturale o biologica, né indica i parametri per stabilire quale sia la percentuale minima o massima per considerare un cosmetico come naturale/biologico o sintetico. Questo significa che le etichette dei cosmetici potranno vantare altissime, paradossali percentuali di ingredienti biologici e naturali e nessuno potrà verificare la veridicità di quanto riportato perché la norma ISO non definisce le percentuali minime, come dicevamo.
Anche in questo caso, da una norma che avrebbe dovuto regolamentare la cosmesi biologica e naturale, ci si sarebbero aspettati molti divieti e restrizioni, ma non è stato così. Possiamo fare un esempio che abbiamo già accennato ma molto importante: gli OGM (Organismi Geneticamente Modificati) sono vietati dalle norme private europee, ma sono consentiti nella cosmesi naturale da molti standard extraeuropei. La norma ISO 16128 dà “ragione” agli standard extraeuropei e ammette gli OGM considerandoli ingredienti naturali.
COSA ACCADRÀ IN FUTURO?
L’Unione Europea ha discusso di questo argomento attraverso l’iniziativa di giustificazione delle dichiarazioni ecologiche che, adottata dalla Commissione Europea, ha portato all’emissione della Direttiva 2024/825 che richiederà, una volta recepita dagli Stati Membri, alle aziende di comprovare le affermazioni fatte sull’impronta ambientale dei prodotti, utilizzando metodi standard per quantificarle.
L’obiettivo è quello di rendere le dichiarazioni disponibili sul mercato affidabili, comparabili e verificabili in tutta l’UE, riducendo così la pratica del “greenwashing” (le aziende potrebbero dare una falsa impressione del loro impatto ambientale, come abbiamo detto all’inizio di questo articolo).
Ciò, nelle intenzioni del legislatore, aiuterà gli acquirenti commerciali e gli investitori a prendere decisioni più sostenibili e ad aumentare la fiducia
dei consumatori nelle etichette e nelle informazioni cosiddette “green”.
Conclusioni
Per le aziende del settore cosmetico, operare con trasparenza e conformità è essenziale per evitare problemi normativi e per costruire credibilità sul mercato. L’uso corretto delle certificazioni e l’adeguamento alle normative, come il Regolamento UE sui cosmetici e la ISO 16128, possono fare la differenza nel posizionamento di un prodotto. Evitare il greenwashing non è solo un obbligo etico, ma anche una strategia per rafforzare la fiducia del consumatore e migliorare la reputazione aziendale.
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